Quanto “costa” insultare i nostri vicini? Ecco le parolacce più utilizzate.
DI Amministrazione


Tutti ricorderanno la memorabile condanna del giornalista Giampiero Galeazzi che aveva offeso il portiere del suo condominio definendolo “meridionale di m…”. Il Tribunale di Varese, condanna con una sanzione di 2000 euro, un condomino che ha insultato le vicine di casa apostrofandole come “terrone di m..” durante una lite per un posto auto.

L’ingiuria è aggravata dal razzismo “costa” di più.
A quanto pare più “grosse” sono le parole e più “costano”. Quindi ai condomini sarà più conveniente moderare i termini, visto che questa volta a farne le “spese” è stato un residente di un paese nei pressi del lago Maggiore che si è visto infliggere dal tribunale di Varese una ammenda di complessive tremila euro tra risarcimento equitativo e spese processuali. La miccia è una banale questione di parcheggio che fa emergere le frizioni già preesistenti con la famiglia di origine meridionale che abitano al piano terra. Le frasi che “volano”, di fronte anche a persone non residenti nel condominio, sono di questo tenore: “ solo dei terroni possono parcheggiare in quel modo…siete una categoria di m…”.

Secondo il Giudice veronese, in queste offese è riconducibile anche l’aggravante dello sfondo razzista che scatta quando l’agente esprime in maniera inequivocabile un sentimento di “ grave pregiudizio e un giudizio di disvalore” nei confronti della categoria dei cittadini italiani del Meridione intesa come popolazione distinta per origini e tradizioni. Quindi l’offesa è “appesantita” dall’aggravante ex articolo 3 della legge 133/93 per avere commesso il fatto per «finalità di discriminazione o di odio etnico o razziale». Questo è quanto ha deciso dalla sentenza n. 67 del 29 marzo 2013, emessa dal Tribunale di Varese, che comunque non ha riconosciuto l’esimente della provocazione ex articolo 599, comma 2°, Cod. pen. in quanto non risulta accertata l’illegittimità del posteggio rispetto al veicolo “incriminato” né che il reo si sia rivolto alla polizia municipale per farlo rimuovere.

Un precedente analogo
Ma anche la Cassazione nel lontano 2011 si era trovata a dirimere una controversia analoga. Dare del “terrone” a chi non ha origini meridionali è comunque offensivo. Infatti, la Cassazione con sentenza n.42933 del 2011 aveva confermato la condanna, comprensiva anche di un risarcimento per i danni morali, nei confronti di condomino piemontese che durante una lite con il vicino di casa, pur sapendo che questi non era meridionale, gli aveva detto «lei per me può andare solo a fan…, terrone di merda». Quindi l’assimilazione del vicino paragonato, non solo a un rifiuto organico, ma anche a un individuo che, per la sua origine, è evidentemente ritenuto obiettivamente inferiore, ha fatto confermare la decisione della Suprema Corte che ha respinto il ricorso col quale l’imputato faceva notare che ormai la società è abituata alle «espressioni poco corrette.

Ma se è pur vero che la recente giurisprudenza ha mostrato alcune aperture verso un linguaggio più diretto e disinvolto, la Corte fa notare che “vi sono espressioni che hanno un carattere obiettivamente insultante che disumanizza la vittima, assimilandola a cose, animali o concetti comunemente ritenuti ripugnanti, osceni, disgustosi”. Per cui, “paragonare un uomo a un escremento è certamente locuzione che, per quanto possa essersi degradato il codice comunicativo, conserva intatta la sua valenza ingiuriosa”.